Il grano duro

Uno sguardo ad una farina molto amata, da me sicuramente.
Il suo gusto è più intenso; è più profumata e la consistenza delle sue preparazioni più corposa, regalando un confortante senso di sazietà. È la semola.
Deriva dal grano della specie “triticum durum”, il grano duro (sono la stessa cosa).
È più saporita e ricca di sostanze della farina di grano tenero. Ha più proteine e aiuta ad eliminare i radicali liberi grazie agli abbondanti carotenoidi, che le donano un colore intenso, tendente al giallognolo. La sua macinazione la lascia più granulosa, ideale per la produzione di pasta e pane. Se poi viene rimacinata, si ottiene la semola rimacinata, più fine rispetto alla semola semplice, adatta a pizze e focacce. Ma la semola in generale non è adatta per i prodotti lievitati.
Famosa è quella di Kamut, il cui nome, però, risulta essere semplicemente il marchio registrato di un grano, la “cultivar”, denominata Khorasan, il “triticum turanicum”, coltivato da migliaia di anni nella Mezzaluna Fertile, regione storica del Medio Oriente.
E poi c’è il Senatore Cappelli “cultivar” ottenuta all’inizio del XX secolo in Puglia. È prodotto tutt’ora soprattutto in Sud Italia e rappresenta il miglior patrimonio genetico di frumento duro coltivato in Italia, e non solo. È ideale per pasta, pane e pizza di qualità superiore.
Se ti sei ingolosito, scopri di più sul pane di grano duro. Noi abbiamo preparato la “croce del Sud”, prodotta con grano duro, ispirandoci al Sud estremo italiano, Pantelleria, con i suoi capperi, a cui abbiamo aggiunto le zucchine, le patate, il prosciutto e la menta.
Curioso? Scopri la ricetta della Croce del Sud alla Pantesca!