Le Rubriche

La Piadina Romagnola

È “il pane nazionale della Romagna”, diceva Giovanni Pascoli.
Il suo nome deriva dal greco e dal latino medievale, significherebbe “piatto lungo” o teglia. E, in effetti, l’impasto della piadina è cotto su di un piatto di terracotta oppure una lastra di pietra o metallo, il testo.
È un alimento base antico, povero ed essenziale nei suoi ingredienti: farina di grano tenero, acqua, strutto (o olio di oliva) e sale, a cui negli anni venne aggiunto un pizzico di bicarbonato o di lievito, la “dose”, per impedirne l’ingiallimento.
L’impasto ottenuto è poi diviso in pagnotte e steso con il matterello fino a ottenere dei dischi che vengono cotti, appunto, sui “testi” roventi. Di recente, nel 2014, il “Consorzio di tutela e promozione della piadina romagnola” è riuscita a ottenere dall’Unione Europea il marchio IGP (indicazione geografica protetta), tutelando così la tipicità della piadina romagnola (e “alla riminese”).
Può essere usata come pane durante il pasto, ma la sua golosità sta nel farcirla. Una delle proposte tipiche è con il crescione (erba spontanea, tipo le bietole, consumata in Romagna) insaporito con aglio o cipolla, poi ricotta e formaggio grattugiato. Ma anche con lo “squacquerone” (formaggio fresco cremoso) e la rucola, con i salumi o con zucca e patate, salsiccia o pancetta… Insomma una fantasia di gusti golosi fatti apposta per stuzzicare l’acquolina in bocca, una leccornia diventata sempre più famosa e diffusa, alla quale ti suggeriamo di lasciarti affascinare, creando anche tu la tua versione da proporre nel tuo locale.
Scopri la nostra interpretazione di un classico con qualche piccola variante come erbette saltate in padella, salsiccia e l’immancabile squacquerone.